Schema esoterico del disegno divino
attraverso le religioni ortodosse**
Le religioni ortodosse politeiste
INDUISMO
( 0 – 0/ KETER )
(
2/ BINAH ) ( 1/
HOKHMAH )
( 3/ TIFERET ( COMPASSIONE ):
Concetto
di Cristità/Buddhità: Gesù, Buddha, Mosè, Abramo, Maometto, Gandhi… )
ISLAMISMO
( 0 – 0/ KETER ( TRONO ) )
______________________
** Questo è lo schema che riassume il rapporto tra le
religioni ortodosse secondo il disegno
divino. Nell’analisi si è voluto
considerare solo le religioni ortodosse, appunto, includendo in ognuno degli
schieramenti anche le sottoscuole, essendo esse delle varianti, rispetto alle
dottrine ortodosse, ma pur sempre inscrivibili nelle ultime.
L’affermazione delle religioni ha
rappresentato per l’essere umano la sua capacità di interpretare spiritualmente
la realtà.
Le religioni politeiste hanno
avuto storicamente il compito di aiutare l’uomo a porsi il problema di definire
spiritualmente i fenomeni naturali. Niente è frutto di una mera casualità
materialistica, piuttosto di un valore spirituale più ampio.
L’Induismo poi ha cominciato a
porsi in modo più sistematico il problema
del valore spirituale del mondo; pur non riuscendo completamente ad
allontanarsi dalla dimensione politeista, ha con la metodologia della mistica posto l’attenzione alle connessioni esoteriche che legano i
fenomeni naturali.
L’Ebraismo prima e il Buddhismo
poi, hanno spostato il discorso su un piano totalmente metafisico,
interpretando la Creazione con
dinamiche filosofiche e parlando di
Sommo Creatore come di Assoluto (come aveva già intuito l’Induismo), ma in
maniera più sistematica anche grazie alla Cabala e ai mistici. L’Ebraismo ha
raccontato la volontà divina secondo la sfera del mascolino (1),
rappresentando il rapporto 0/1 come una gerarchia.
Il Buddhismo, inteso il Sommo
come Assoluto e Insondabile, ha anche intuito la condizione di frustrazione e
di disorientamento che il divenire della
realtà determina nell’uomo. Ha sviluppato una visione solidale tra gli attori
della realtà (sfera del femminino/2)
ponendo l’accento sulla visione di una divinità interiore alla condizione
esistenziale e non esterna come per le religioni che rimandano tutto a una
volontà divina, intesa come entità spirituale e personale.
Il Buddhismo (2) e l’Ebraismo (1)
hanno costituito i poli opposti della visione divina; interagendo, hanno
sviluppato il valore della complementarietà
della creazione (1/2 e 2/1), condizione
determinata dall’allontanamento dell’essere umano dalla sua dimensione archetipa quando era
androgeno e il suo corpo copriva interamente le dimensioni del cosmo (peccato originale causato dalle false
opinioni).
A questo punto una volta
intrapreso il cammino della complementarietà,
le religioni hanno tutte convogliato verso l’affermazione del valore cristico del pensiero divino: la
perfetta compassione (armonia
del sé con il sé e l’altro da sé). Ogni tanto si è incarnato lo spirito
della perfetta compassione, che il
Cristianesimo per la prima volta ha analizzato con sistematicità, ma rilegando
solo a Gesù tale qualità e
tralasciando tutti i passaggi di Cristo
Universale nel corso della storia di questo pianeta e di tutti gli altri
mondi nei quali sicuramente Egli si è
manifestato. Lo scopo della sua manifestazione è stato guidare l’uomo (dopo
aver ricevuto tutte le leggi di condotta morale da Mosè e i suoi predecessori)
verso la perfetta compassione.
L’Ebraismo attende il Cristo che
non ha riconosciuto in Gesù; i Mussulmani e i Cristiani attendono il ritorno
del Gesù non più come legislatore ma come giudice, alla fine dei tempi.
Il Corano, infine, ha ricordato
ancora una volta all’uomo di rifiutare categoricamente l’idolatria, ogni
feticcio esterno, in virtù di un ritrovato dialogo
interiore con la propria dimensione divina, non cercando più il miracolo o l’eccezionale, ma riconducendo tutto il senso nel Verbo e nella Parola di Sommo Creatore espressa nei
Testi Sacri.
Da quanto detto fin qui, la Compassione
è il primo di tutti i principi etici.
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