Decima rima
Arabeschi – tessuti
preziosi
pizzicati – dai fili
dorati;
onde di trine e tulle –
in orli sinuosi
ciuffi scomposti – in
aria – spettinati;
arazzi in nebbie – di
cirri flessuosi
in festa il cielo – per
i nuovi arrivati;
tutto poi deve essere
perfetto:
le coccarde e i centrini
del banchetto;
un’aria mite – come
fosse tramonto
per non disorientare –
chi lascia la vita.
Dodecasillabo
A volte ho visto quei
figli prediletti
sostare – in cirri
luminosi – sui tetti;
parlare sommessamente
della vita
con garbo – indicare il
sole – sbiadito
e attendere dalla sfera –
un risvolto:
per tutto il mondo –
poi – per tutta la mia vita.
Nona rima
Si parte da un punto –
ascensionale.
D’istinto apro le
braccia – tendo il collo;
l’affresco è molto in
su – sopra le scale:
i cherubini sostengono –
il cumulo.
Le figure – bianche –
sono la visuale;
che dolce felicità –
lungo il collo…
abbandono i pensieri –
in ascesa
in orizzontale – si
pone – poi – questa Casa:
gli astri – nel
pensiero – sono – tutto – un cumulo.
Ottava
La luce si sovrappone –
in molti fasci
per diventare bianca –
si travisa
e mostra di volta in
volta – questi fasci;
come l’anima –
preserva – la diversa
angolazione di pulsioni –
che lasci
quando l’inadeguatezza
– si travisa:
paura di corrispondere –
alla voce
collettiva - che ti vuole
– come la luce.
Polimetro
Passano attraverso
le molecole rigide
ne sono il legame
esoterico.
Leggono sul mio viso
l’espressione che li
deride:
credo poco nel legame
esoterico.
Ma l’angelo è sferico
conosce il moto grave
dei pianeti - i mutamenti
di danza dei satelliti
la prospettiva monotona
ma lieve
della mia conca nera:
i pugni stretti della
coscienza nera.
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