Durante i miei studi coranici scrissi questo omaggio alle Sure per rafforzare l'idea che Dio è Uno per tutta l'umanità:
Preambolo
I
Non c’è bisogno della cultura per comprendere
il Sommo. La cultura è artificio. Il Sommo è ciò che siamo quando l’acqua in
cui si cala un oggetto bolle. Occorre l’intelligenza del cuore come fare
un’azione ma senza pensare alle conseguenze. Scorrere senza bisogno di alcuna
spinta. Esistere di polline. Vivere di vivere.
II
Per agire bisogna esistere. Per esistere
bisogna respirare. Per respirare bisogna sentire l’aria. Per sentire l’aria
bisogna fermarsi. Per fermarsi bisogna approfondire. Per approfondire bisogna
sentire. Per sentire bisogna esistere. Quindi tutto si riconduce all’esistere
nella dinamicità come corrente elettrica passare e non pensare meccanicamente.
III
Essere fluidi e dinamici. Come fanno gli
animali agire in presenza. L’amore è un atto rinnovabile. Riduce il pensiero ad
azioni fluide. Come un cuore che sente. O un corpo che sente. Come i sensi che
sentono. Tu che vieni verso me. E le cose che si frappongono come caleidoscopi
di rimandi simbolici d’amore.
IV
Il silenzio è una promessa. Le nuvole se ne
nutrono nelle proprie contrazioni. Come palme intrecciate si è abituati a
resistere al mare che incede con pensieri meccanici e non fluidi. Gironzolare
per un po’ senza sentire. I lunghi spazi della coscienza. Le gite
nell’incoscienza. E le coscienze annerite dalle troppe rinunce. Essere passati
e non aver mai avuto il tempo di chiedersi cosa fosse la luce che muoveva il
cuore. Il pizzicore che sta sotto lo stomaco.
V
Chi ha potuto chiedersi il senso è stato un
privilegiato. C’è chi oberato dalla necessità non ha potuto compiere il passo
della coscienza che si dondola. Ma l’esistenza non può ridursi ad eventi che si
interpongono come la sabbia tra gli scogli e passo passo ridiscendere nella
massa nuovamente al prossimo salto della marea. Così si passa lentamente
nell’oblio come attraversando una stanza della quale non conosciamo le
suppellettili. Nutrirsi di inutilità e abolire l’amore della finestra tra i cirri
e il cielo talmente voluminoso da potersi permettere d’entrare persino in un
bicchiere.
VI
Perché siamo tutti bicchieri come le Sefirot. L’emanazione si allunga
luminosa e l’amore è una mano che sfoglia l’aria. Dinamici salti e armonici
solfeggi. Le casse che distendono. I polmoni che si dilatano. L’occhio che si
commuove. Vertigini fantastiche. Aeroplani di angeli azzurri. Come non
desiderare. Come non soffiare. Come non espandersi. Come non dilatarsi. Come
non ringraziare. Come non desiderare essere altro da sé. Infine come non bere
in questo bicchiere luminoso.
VII
E Sommo nascose la verità assoluta in un granello di sabbia tra i miliardi in fondo al
mare. E il granello fu poi ingoiato insieme a minuscoli crostacei da un pesce
dei fondali. Il quale fu ingoiato da uno più grosso. E da uno ancora più
grosso. Poi quest’ultimo da uno squalo. Che fu ucciso da un pescatore e la sua
carne fu mangiata da parecchie persone che ne acquistarono la carne al mercato.
E tra queste persone c’era una partoriente che partorì poco dopo. Il figlio
crebbe ed ebbe altri figli. Tra questi ci fu uno scienziato e un rabbino. E lo
scienziato studiò i moti dei pianeti e il rabbino fece lo stesso. E tutto
l’universo se ne restò a guardare. Cosicché il primo granello entro cui c’era
la verità assoluta si distribuì sotto
forma di pensieri e di intuizioni tra le stelle.
Le Sure dei morti
I
I venti
di luce che Sommo cadenza sulle teste. Gli arcobaleni come balene nutrite di verità. Così immagina l’Aldilà come
scale concentriche bianche più dell’avorio e mestoli che versano fiori
frammisti alla luce come feste meravigliose. Le vertigini e le esaltazioni per
sempre nella nostra coscienza insensata e molesta ma degna di lode.
II
Vertigini
e spostamenti improvvisi e visioni orizzontali e vortici e cilindri di neon e
risate isteriche per tutto l’ambiente come aria disseminata di stormi luminosi.
Angeli rotti dalle tempeste e grancasse spostate come quando un boato
improvviso spaventa gli astanti. Maree silenti. Montagne cadenti. Baci
frettolosi. Luce. Che Luce!
III
Ingenui
solfeggi come porri dilatati. Ondeggi di lenzuola d’aria primaverile. Cosacchi
denutriti che si abbuffano di cirri. L’Aldilà permette ai nuovi adepti di
conversare col vento. Di soffrire nel silenzio. Di salutare chi resta. Di
mangiare un po’ d’ovatta.
IV
Vivisezionare
l’anima con questi ragionamenti! Ma una volta di là tutto sarà chiaro come la
tridimensionalità! Appassionati di nuvole stiamo arrivando!
V
Ingenui
e non più tra noi i trapassati intrecciano coccarde e invitano alla
meditazione. Soffermarsi e capire è l’unica possibilità che si ha per poter
interpretare la visione tridimensionale.
VI
Portare
un peso sulla coscienza è atto impuro. Non perdonare è un atto impuro. Non amare il prossimo come se stessi è un
atto impuro!
VII
Adorare
solamente la materialità e non credere nei colori d’arcobaleno dell’aura! Come
ha fatto l’orso a sopravvivere alla siccità! Ma chi crede ha una pepita! Chi
ama una consolazione!
VIII
Ruotare
tutta la vita come imbecilli! Questo il destino di chi ha messo le pepite sotto
le radici e continua a passeggiare per il bosco come un animale selvatico!
IX
Lanuggine
si posiziona davanti agli occhi per le troppe emozioni che non lasciano
vedere!
X
Adorerai
anche i vortici. Persino il paesaggio che abbandonasti per un capriccio si
ribellerà al tempo del giudizio.
XI
Non
esiste cuore che non abbia amato la neve. Come non esiste foglio bianco che non
desideri inchiostro rosso.
XII
Onoreremo
sempre questi fiori che decorano l’ascesa. Onoreremo sempre l’aspirazione e
l’ascensione come imitazione del volo delle libellule. Tutto si fa con
morbidezza.
XIII
Dare e
dare. Amare è sentire. Cosa è più importante lo sa Sommo. E noi approfondiamo
per esistere.
XIV
Adunate
di trapassati tra i muri. Così l’estasi si prepara per la luce e per la
scomposizione dei ragionamenti.
XV
Lodare
l’impegno del prossimo nel capire. E’ bene! Si interpreta ciò che non si potrà
mai conoscere intimamente.
XVI
Lodare
chi dell’impegno di capire ha fatto un’arte. L’arte è approssimazione di ciò
che non si può completamente sondare.
XVII
Adunare
sensazioni è l’unico modo per comprendere gli eventi. Quando mancherà
l’interpretazione vuol dire che mancherà una specifica sensazione.
XVIII
La verità si riconduce al corpo che sente.
Tutto parte da un dolore e poi sempre da un perdono!
XIX
Donare
sensazioni è un modo per aiutare l’interpretazione e scrollarsi di dosso le
palpitazioni.
XX
Idoli e
i non idoli! Chi può dire cosa escluda l’altro dal momento che ogni opinione è
ugualmente giusta in assenza di un garante!
XXI
La vera
immagine salvifica è la luce che si incanala nell’ombra del dubbio!
XXII
Adorai
ciò che non compresi perché mi avvicinò al silenzio e all’infinito.
Poetiche
I
Quante
volte pregammo lo stesso destino in lingua diversa che lo stesso cielo aveva
reso diversa per le condizioni sociali tra le sbarre di una brutta giustizia.
II
Ho
pensato. Ho amato. Ho creduto. Cosa ho creduto di fare. Ho simulato perché
dicessero che avevo vissuto un’alba di giovinezza. Sono passato e nulla è
cambiato.
III
Fosti
un battito d’ali che batte l’aria con un tocco improvviso per me che da anni
sonnecchiavo vigilando la notte.
IV
Davanti
al mare la vita che mi desti io ti rendo perché l’onda cadenzando ne ripeta gli
anelli e mi invochi come una nave passata che un tempo attraccò quaggiù.
V
Mi
sento come il morto che all’alba esce di casa per guardare con stupore la vita
che corre e a sera torna tra i vecchi cari amici passati per ascoltarli
dormire.
VI
Dal
momento che non sognavo che prati sconfinati mi sdraiai dentro la mia coscienza
per accogliere la meravigliosa notizia che anche per me era concesso l’accesso.
VII
La vita
è come la giostra del luna park che luminosissima nella notte gira e diverte e
ti dimentichi che sempre gira intorno a se stessa.
VIII
Ora che
sono pazzo ho smesso di soffrire. Passeggio per la tua strada e non mi curo del
tuo giudizio perché non lo sento. Tutto oscilla come i pensieri di sempre.
IX
Ora che
ho lasciato la folla per seguire il mio prato mi chiedo a cosa sia servito aver
parlato tanto. Intanto plano sull’erba che mi hai reso felice di essere.
X
La
strada mi richiama dopo l’ultima volta che portai la mia giovinezza nei luoghi
intimi di sensualità. Ma non inseguo più i corpi come linfe d’estasi pura.
XI
So che
il sole dà luce anche quando è notte e non mi chiedo perché quando è buio non
lo vedo. Aspetterò che ritorni per potergli chiedere vitalità e libertà alta.
XII
Sei
sempre il solito dolore di stomaco e con te devo sempre combattere con il
silenzio temendo di distruggere con la presenza la tua finzione sociale
perbene.
XIII
Quando la vita respira
affannosamente dopo anni di corse intorno allo stesso isolato nell’attesa che
arrivi il mio momento di gridare mi chiedo dov’è il prato.
XIV
Sopra
questo mondo di giochi già vinti il cielo è stranamente sereno. Ma l’anima sa
che è come la bandiera della pace che nasconde nervosi pensieri e aneddoti.
XV
Diademi
la vita me ne diede pochi che feci splendere al sole caldo della scogliera come
fari attendendo da anni la nave che mi salvasse e mi rendesse il senso.